lunedì 26 febbraio 2007

La storia di Allen Iverson




Nasce il 7 giugno nei quartieri ghetto di Newport News, nel Tidewater, Virginia. A 14 anni non aveva da cambiarsi vestiti, mamma Ann, cui deve tutto, solo di 15 anni più grande di lui, la sorella Tiaura malata, il padre naturale fuggito prima della sua nascita, il compagno della madre arrestato per possesso di cocaina, il miglior amico d'infanzia freddato per un regolamento di conti. Se cresci in posti così, anche se hai le mani che fanno magie con una palla e un canestro, è difficile immaginarti un futuro diverso da quello degli altri, quasi tutti finiti in carcere o sottoterra con troppo anticipo. Se cresci in posti così, è difficile, dopo che ti hanno visto andare in giro con gli spacciatori, diventare la prima scelta assoluto in NBA. Era arduo pensare che quello scricciolo, che passa i 180 centimetri sulle punte dei piedi e pesa meno di un'ala destra, avrebbe fatto strada in una Lega che prima di vedere quello che sai fare, ti prende le misure dei muscoli. Arduo indovinare che il ragazzino che aveva trascinato Betel High al titolo statale dei licei, grazie a canestri inventati chissà come, mandando a vuoto ragazzoni che sembravano mostri, sarebbe stato preso in considerazione dagli scout universitari. Difficile immaginare tutto questo. Specie dopo l'8 settembre del 1993, quando l'indole da combattente di Iverson lo fa partecipare a una rissa in un bowling vicino a casa: bianche contro neri, volano parolo grosse e alla fine anche seggiole. Una di queste, Allen, a 16 anni, la fracassa sulla testa di Barbara Steele, una bianca di 23 anni, che se la cava con poco. Il giudice Overton è inflessibile: lo processa come un adulto e gli affibia 15 anni, con 5 da scontare. Ma dopo 4 mesi il governatore Wilder lo perdona. E' la svolta: il piccolo Iverson viene reclutato da Georgetown University. Due anni dopo lascia gli studi, perchè sa che la NBA lo vuole: Phila lo ingaggia come sua nuova star, prima di tutti anche di Kobe Bryant e Ray Allen. Ma la sua immagine non piace. Segna tanti canestri, ma i 21 tatuaggi, la bandana che sa di grane, gli occhiali scuri e il look da rapper incavolato fanno rabbrividere il commissioner David Stern e chi lo deve vedere in tv nei salotti d'America. Poi, nell'agosto del 1997, la polizia lo ferma per eccesso di velocità: gli trova in auto marijuana e una rivoltella. Se la cava anche perchè ormai è The Aanswer, "la risposta", a tutti i problemi dei 76ers, che finalmente, dopo anni, iniziano a vincere. Ma Allen si muove ancora come se fosse a Newport News. Non capisce perchè lo multino quando arriva in ritardo, spesso di oltre un'ora, agli allenamenti; non capisce perchè vogliano che tiri su i pesi in palestra, quando lui schiaccia a canestro anche con i polpacci da peso giallo e allora si nasconde nei gabinetti. Non capsice perchè non possa mangiare 21 tacos per colazione invece di cereali e frutta e perchè la gente storca la bocca quando si presenta con gli amici di una volta, che hanno le facce da pirata. Non capisce perchè il suo cd, Forty Bars, in cui se la prende con i gay, faccia inalberare tutti. Perchè coach Brown la scorsa estate non ne possa più di lui e lo voglia licenziare per mandarlo ai clippers o ai Pistons. Solo a quel punto capisce. Capisce che le sue giocate non valgono niente, se non diventa adulto. Capisce che, se vuole che i ghetti non siano più ghetti e il mondo giri diversamente, un pò deve cambiare anche lui. E cambia. Quest'anno fa tutto ciò che gli viene detto di fare. E lo fa bene. Si guadagna il rispetto dei compagni, del tecnico, del pubblico. Domina l'All Star Game, diventa MVP e miglio realizzatore NBA. E vince tante partite come non gli era mai successo e i 76ers volano in finale e sfiorano il titolo, schiacciati solo dai LAKERS. E lui ammette: <<"Ora faccio il professionista, ho capito, voglio essere un campione e dare l'esempio">>. Dice pure cose profonde. Come quando gli chiedono se essere un leader lo stressi: <<"Lo stress c'è nei luoghi dove vengo io. Ho compiuto 26 anni: tra i miei amici sono uno dei pochi a essere arrivato a questa età. Laggiù si muore">>. Ora è l'idolo di migliaia di fan. E la NBA gli vuole un pò più bene.

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